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<<< Precedente - Successivo >>> Funzioni pari e dispari Le funzioni pari e le funzioni dispari sono particolari funzioni il cui grafico presenta delle simmetrie molto particolari.
La caratteristica di una funzione pari è che l'immagine non dipende dal segno della x, infatti cambiando di segno alla x, otteniamo la stessa immagine. Il comportamento di una funzione pari è quello una qualunque potenza con esponente pari; inoltre graficamente una funzione pari ha il grafico simmetrico rispetto all'asse y. Esempi di funzioni pari sono:
Per verificare algebricamente se una funzione è pari, occorre calcolare f(−x) e, svolgendo i calcoli, studiare se corrisponde ad f(x) iniziale. Dalle proprietà aritmetiche dei segni, si osserva che:
Inolte se f(x) è una funzione pari e g(x) una funzione qualunque, allora:
Osserviamo infine che le funzioni pari sono, per loro natura, non iniettive, in quanto esistono sempre due valori di x che hanno la stessa immagine y. Possiamo definire in modo simile le funzioni dispari.
La caratteristica di una funzione dispari è che l'immagine dipende in modo diretto dal segno della x, infatti cambiando di segno alla x, otteniamo che anche immagine cambia segno. Il comportamento di una funzione dispari è quello una qualunque potenza con esponente dispari; inoltre graficamente una funzione dispari ha il grafico simmetrico rispetto all'origine degli assi. Esempi di funzioni dispari sono:
Per verificare algebricamente se una funzione è dispari, occorre calcolare f(−x) e, svolgendo i calcoli, studiare se corrisponde all'opposto preciso di f(x) iniziale. Alcune osservazioni Dalle proprietà aritmetiche dei segni, si osserva che:
Ma attenzione:
Teniamo conto che la maggior parte delle funzioni non sono né pari, né dispari. L'unica funzione ad esser contemporaneamente sia pari sia dispari, è la funzione nulla: f(x) = 0. In tutti gli altri casi abbiamo che:
^ Funzioni periodiche Le funzioni periodiche sono, come dice il nome, funzioni i cui valori si ripetono periodicamente ad intervalli regolari.
Quindi una funzione periodica ha un grafico che si ripete lungo l'asse x in modo regolare. Osserviamo che le funzioni periodiche sono, per loro natura, non iniettive. Le principali funzioni periodiche sono le funzioni goniometriche: le funzioni seno, coseno, secante, cosecante hanno periodo T = 2π radianti; infatti se ad un qualunque angolo aggiungiamo 2π, otteniamo un nuovo angolo avente gli stessi valori di tali funzioni, ad esempio: sen(0) = sen(2π) = sen(4π) = … O anche: cos(π/3) = cos(π/3 + 2π) = cos(π/3 + 4π) = … Le funzioni tangente e cotangente hanno periodo T = π radianti, in quanto i loro valori si ripetono con una frequenza doppia. Al contrario, le funzioni goniometriche inverse non sono periodiche, poiché ottenute da una limitazione del Dominio: infatti per ottenere una funzione invertibile, occorre che la funzione iniziale sia iniettiva (e le funzioni periodiche non lo sono), e per ottenere ciò dobbiamo limitare il Dominio. Normalmente le funzioni che non coinvolgono le funzioni goniometriche non sono periodiche; ci sono casi particolari, tipo la funzione frazionaria: f(x) = x − ⎣x⎦ Dove l'espressione ⎣x⎦ indica la parte intera del valore di x; tale funzione è periodica di periodo 1 e associa ad ogni numero reale la propria parte decimale. ^ Funzioni monotone Le funzioni monotone (si legge monòtone), al contrario delle periodiche, sono funzioni i cui valori variano e questa variazione è sempre dello stesso tipo: o crescente, o decrescente. Una funzione è crescente crescente Al contrario è decrescente decrescente In generale quindi possiamo dire che:
Le funzioni monotone in senso stretto sono molto importanti poiché spesso sono funzioni iniettive, di conseguenza con un opportuno Codominio diventano biunivoche, quindi invertibili. Infine, anche se una funzione non è monotona, è possibile studiare i suoi ^ Funzioni composte Le funzioni composte sono funzioni che si ottengono componendo (per l'appunto) due o più funzioni. Ma cosa vuol dire comporre due funzioni? Vuol dire applicare in sequenza le due funzioni, in modo tale che l'immagine finale che si ottiene sia "l'immagine dell'immagine" del valore di partenza.
Ossia prima mi trovo l'immagine tramite la funzione g di x, poi l'immagine tramite la funzione f della g(x) appena ottenuta. Se f : Df → Cf, e se g : Dg → Cg, allora per poter commporre f e g è necessario che:
Ossia che il Codominio della prima funzione che si applica sia contenuto nel Dominio della seconda funzione. L'operazione di composizione può anche esser applicata su un'unica funzione con se stessa o anche tra più di due funzioni, iterando il ragionamento appena fatto.
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