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Introduzione - Definizioni - Operazioni - Forme indet. - Continuità - Asintoti

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Un asintoto è una retta molto particolare del piano cartesiano, che possiamo utilizzare come guida per la nostra funzione; infatti una retta fa da asintoto per una funzione, se tale funzione graficamente si avvicina sempre più alla retta, senza mai arrivare a toccarla. Da un punto di vista topologico, si può dire che una funzione e un asintoto sono tangenti all'infinito.

Ci sono molte funzioni che possiedono asintoti, il che ci aiuta non poco per la rappresentazione grafica di una funzione: gli asintoti forniscono lo scheletro di una funzione, ci dicono le direzioni che la funzione deve prendere. Un esempio tipico di funzione che possiede asintoti è l'iperbole, che si studia in geometria analitica.

Osservazione: partiamo con il dire una cosa importante: ogni asintoto dipende da un limite; quindi per studiare un asintoto dobbiamo decidere a cosa volgiamo far tendere la x; il fatto che una retta sia un asintoto non è una proprietà generale, ma locale, proprio perché dipende dal limite che stiamo studiando: una retta può esser asintoto per una zona (un ramo) della funzione, ma non esserlo per un'altra zona (un altro ramo); questo comporta che in alcuni casi la funzione possa toccare, o intersecare la retta che fa da asintoto, o allontanarsi da essa.

Asintoti verticali


Un asintoto verticale è una retta di equazione x = x₀, dove x₀ è un punto di discontinuità asintotica; questo vuol dire che:

𝓁𝒾𝓂
x → xₒ ±
ƒ(x)
 
=   ∞
 

Il limite per x → xₒ può valere solo da destra, solo da sinistra o da entrambe le parti.

asintoto verticale
Figura 4

Un asintoto verticale interrompe sempre la funzione: è un muro che non può esser attraversato dalla funzione; come si vede nella figura 4, la funzione tende a seguire la retta, quindi anche il grafico della funzione si inclina in verticale sempre di più fino a sembrare parallelo alla retta. In questa figura possiamo osservare che quando x → xₒ⁻ (da sinistra) allora la funzione tende a −∞, mentre quando x → xₒ⁺ (da destra) allora la funzione tende a +∞; ovviamente questo è un caso, possono capitare combinazioni diverse.

In alcune situazioni particolari, come abbiamo spiegato, la funzione può anche arrivare a toccare l'asintoto, purchè in una zona diversa da quella studiata nel limite.

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Asintoti orizzontali


Un asintoto orizzontale è una retta di equazione y = L, essendo L il limite finito della funzione, quando x diverge a ± ∞; questo vuol dire che, affinch´ la funzione possieda un asintoto orizzontale, deve accadere che:

𝓁𝒾𝓂
x → ± ∞
ƒ(x)
 
=   L
 

Anche in questo caso il limite può valere solo per x → +∞ o solo per x → −∞, e di conseguenza il comportamento della funzione nelle altre zone sono è vincolato all'asintoto.

asintoto orizzontale
Figura 5

Un asintoto orizzontale non interrompe la funzione: è una guida a cui la funzione tende a stabilizzarsi, man mano che si allontana dall'origine; come si vede nell'esempio di figura 5, la funzione tende a seguire la retta solo a destra, quindi per x → +∞, e di conseguenza il grafico della funzione verso destra diventa quasi orizzontale, fino a sembrare parallelo alla retta; possiamo osservare anche che al centro la curva effettivamente tocca la retta, e a sinistra invece si allontana sempre di più da essa; questo vuol dire che l'asintoto vale sono per la parte destra del grafico.

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Asintoti obliqui


Un asintoto obliquo è una retta di equazione y = mx + q, con m ≠ 0; si ha un asintoto obliquo quando la funzione diverge, per x che tende a ± ∞;, con una crescita lineare; affinch´ la retta sia effettivamente un asintoto obliquo, è necessario che siano verificate alcune condizioni; la prima è:

𝓁𝒾𝓂
x → ± ∞
ƒ(x)
 
=   ± ∞
 

Dove anche in questo caso il limite può valere solo per x → +∞ o solo per x → −∞, e di conseguenza il comportamento della funzione nelle altre zone sono è vincolato all'asintoto.

asintoto obliquo
Figura 6

Un asintoto obliquo, come quello orizzontale, non interrompe la funzione: è una guida a cui la funzione tende a stabilizzarsi, man mano che si allontana dall'origine; come si vede nell'esempio di figura 6, la funzione tende a seguire la retta solo a destra, quindi per x → +∞, e di conseguenza il grafico della funzione verso destra si allinea, fino a sembrare parallelo alla retta; possiamo osservare anche che vicno al centro la curva effettivamente incrocia un paio di volte la retta, e a sinistra invece si allontana sempre di più da essa; questo vuol dire che l'asintoto vale sono per la parte destra del grafico.

La presenza di un asintoto obliquo per un determinato limite esclude la presenza di un asintoto orizzontale in quello stesso limite: per il teorema di unicità del limite, se la funzione diverge ad infinito, non può convergere ad un valore L.

Tuttavia il verificare che la funzione diverga ad infinito, non ci garantisce che si abbia un asintoto obliquo; per esser certi dobbiamo verificare altri due limiti.
Per prima cosa dobbiamo controllare che la funzione abbia un andamento lineare, ossia che cresca in modo simile ad x:

𝓁𝒾𝓂
x → ± ∞
ƒ(x)
x
 
=   m
 

Dove il valore m, che non deve venire nullo, sarà il coefficiente angolare della retta.
Poi dobbiamo determinare la quota q di tale retta, mediante l'ultimo limite:

𝓁𝒾𝓂
x → ± ∞
ƒ(x) − mx
 
=   q
 

Ovviamente entrambi i limiti devono esistere ed esser finiti.

Esempio 13. Studiamo gli asintoti della funzione:

ƒ(x)   =
eˣ − 1
2x³

Svolgimento. Per prima cosa studiamo il Dominio della funzione: l'unica condizione d'esistenza è x ≠ 0, quindi il Dominio è:

D = (−∞; 0) ∪ (0; +∞)

Gli estremi del Dominio sono i valori:

−∞, 0⁻, 0⁺, +∞

Eventuali asintoti si dovranno trovare quindi solo tra questi limiti. Studiamo in dettaglio i primi due casi, e descriviamo brevemente gli altri due.

𝓁𝒾𝓂
x → −∞
ƒ(x) =
 
e−∞ − 1
2(−∞)³
 
=
 
0 − 1
−∞
 
= 0
 

In questa situazione x → ±∞ e il limite è venuto L = 0; quindi abbiamo un asintoto orizzontale, di equazione y = 0.

𝓁𝒾𝓂
x → 0⁻
ƒ(x)   =  
 
e0⁻ − 1
2(0⁻)³
 
=
 
1 − 1
0⁻
=
0
0
  F. I.

Ci dobbiamo fermare, avendo ottenuto una forma indeterminata 0 ∶ 0; riprendiamo la funzione iniziale e cerchiamo di evidenziare eventuali limiti notevoli:

ƒ(x) =
ex − 1
x
·
1
2x²

In questo modo possiamo calcolare il limite:

𝓁𝒾𝓂
x → 0⁻
ƒ(x)   =  
 
1 ·
 
1
0⁻
 
  =   −∞
 

In questa situazione x → x₀ = 0 e il limite è venuto ±∞; quindi abbiamo un asintoto verticale, di equazione x = 0.

Con ragionamenti analoghi si può verificare che quando x → 0⁺, il limite della funzione è +∞, quindi abbiamo un asintoto verticale x = 0, che coincide con quello trovato prima.

Per quanto riguarda l'ultimo caso:

 
𝓁𝒾𝓂
x → +∞
ƒ(x)   =  
 
e+∞ − 1
2 (+∞)³
 
  =  
 
=  
+∞ − 1
+∞
=
+∞
+∞
  F. I.

Questa forma indeterminata coinvolge la funzione esponenziale, per cui non possiamo risolverla con i gradi; in questo caso applichiamo il teorema di De L'Hospital, facendo più volte la derivata prima al numeratore e poi al denominatore:

  • n′ = eˣ   ⇒   n″ = eˣ   ⇒   n‴ = eˣ
  • d′ = 6x²   ⇒   d″ = 12x   ⇒   d‴ = 12

e calcolando il limite con le nuove espressioni:

𝓁𝒾𝓂
x → +∞
ƒ(x)   =  
 
𝓁𝒾𝓂
x → +∞
12
 
  =   +∞
 

Quindi se x → +∞, allora il limite della funzione è +∞, quindi non ci può esser asintoto orizzontale.

Ci può esser un asintoto obliquo? In teoria sì, ma si può verificare con passaggi analoghi che, sempre utilizzando il teorema di De L'Hospital, se x → +∞, il limite di ƒ(x)/x vale anch'esso +∞, quindi non ci può esser neanche un asintoto obliquo.

Conclusione: la funzione possiede un asintoto verticale x = 0, che vale sia per x → 0⁻, sia per x → 0⁺, e possiede un asintoto orizzontale, che vale solo per x → 0 −∞.

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